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Dead Friends è un’operazione concettuale di spaesamento di sguardi e di presenza.
Su invito dell’autore alcune persone, realmente amiche dell’autore e amiche fra loro hanno accettato di scegliere una loro possibile morte, di metterla in scena in un set fotografico e di lasciare che venisse ritratta e quindi di assistere in diretta alla loro “morte” insieme al pubblico che visita l’installazione. Video, registrazioni audio, fotografie e la presenza in carne e ossa dei protagonisti e del pubblico di Dead Friends sono combinati in un paradossale setting sociale in cui i limiti del concetto di rappresentazione e presenza sono ininterrottamente violati e rinegoziati.
Dead Friends, installazione multimediale per video, fotografie ed esseri umani, unisce l’illusione di un movimento narrativo di soggetti “morti” al senso di doloroso congelamento, sempre presente nell’atto del fotografare, di soggetti “vivi” bloccati in un fermo-immagine.
Perché la morte? Perché è il punto di non ritorno della rappresentazione: irrapresentabile se reale e irreale se rappresentabile. Il gioco di Dead Friends è scardinare quest’antinomia e aprire nuovi varchi nel concetto di presenza fra due morti possibili.
Non attori ma neppure passivi testimoni di se stessi, i protagonisti di Dead Friends sembrano vivere in un mondo parallelo, in bilico fra fiction, opera d’arte e cronaca, contribuendo a scardinare i meccanismi di mistificazione del reale di cui è intessuto il mondo contemporaneo (media, tv, internet, realtà virtuale, industria culturale, revisionismo storico).
Dead Friends si adatta a vari tipi di ambienti da gallerie d’arte a teatri e sale espositive o luoghi di passaggio. |
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