TRASLAZIONE ADRIATICA (2022)
Installazione site-specific
A cura di
Nicoletta Provenzano
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Traslazione Adriatica nasce dall’invito dell’artista e gallerista Christian Ciampoli di Pescara ad immaginare un lavoro per 16Civico, la sua home-gallery in Abbruzzo. L’installazione pensata per questo spazio che originariamente era la casa dei nonni di Ciampoli e che lui ha trasformato in una galleria d’arte che mantiene i connotati di una casa tipica degli anni ’50, può definirsi come l’intersecazione di due luoghi: quello di 16Civico appunto, e la casa dei miei nonni, anch’essa posta lungo la costa adriatica, proprio come se quest’ultima fosse stata idealmente “traslata” dalla Puglia all’Abbruzzo. Da un corpus fotografico di oltre 3000 fotografie che ho scattato nel corso di tre anni nella casa avita, sono state scelte quelle che meglio raccontavano la geografia e l’atmosfera emozionale di quel luogo ma che allo stesso tempo fossero in aperto dialogo con la casa che ospitava le immagini e gli oggetti scelti da me selezionati. Immagini di grande formato (dai 50x7cm fino ai 200x 250cm) stampate su carta da manifesto, sono state letteralmente attaccate, colla alla mano, come una seconda pelle, alle pareti di 16Civico, in un’operazione di reinvenzione dello spazio e del tempo, facendo in modo che gli spazi ritratti nelle foto, sembrassero una prosecuzione degli spazi della galleria, o una loro ulteriore articolazione, e viceversa. Con una sensibilità che riporta agli interni della pittura fiamminga del ‘600, ho creato fughe di stanze artificiali, proiezioni di ombre sulle pareti della galleria credibili quanto surreali, rispecchiamenti fra finestre reali e immateriali, dislocazione di fotografie del pavimento della casa dei nonni, sui pavimenti della galleria, pavimento visibile però anche nelle foto esposte alle pareti. L’installazione è una sorta di mise en abîme di una casa nell’altra, che crea spaesamento nel visitatore, ma anche la percezione di una realtà in bilico fra presenza e intima rimemorazione. Traslazione Adriatica prevede anche la presenza di rimandi oggettuali come brocche e quadri, ritratti nelle foto esposte, ma che trovano collocazione mirata negli spazi della home-gallery, creando dei cortocircuiti visivi e delle immaginarie traiettorie trasversali che uniscono le stanze della galleria fra loro.
A chiosa dell’installazione, nell’ultima stanza della galleria, è stata creata una postazione, con una poltroncina rigorosamente d’epoca, dove il visitatore è invitato a prendere posto per visionare un vecchio album di fotografie di proprietà dei miei nonni. Al suo interno però, anziché trovare vecchie foto di famiglia in bianco e nero, ci sono, una per pagina, le fotografie che il visitatore ha appena visto all’interno della mostra, stampate però in formato 13x18cm. È un album che permette di rivedere le immagini da un’ulteriore punto di vista. L’album è arricchito con qualche scatto non presente in sala, ma sempre relativo alla casa dei nonni, che in qualche modo, suggerisce un ulteriore interstizio spaziale fra una casa e l’altra. L’ultima foto contenuta nell’album è l’unica immagine scattata nella galleria alla fine del lavoro di installazione. Essa rappresenta esattamente ciò che il visitatore vedrebbe, se in nell’istante in cui tiene l’album fra le mani, levasse lo sguardo di fronte a sé: un ulteriore e intimo détournement che precipita il visitatore in un gioco di specchi vertiginoso.
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